L'OBLIO DI PIER CARPI
di Gianpaolo Saccomano
Del resto Pier Carpi qualche sgambetto ideologico lo aveva già subito quando, nel 1975, con il suo film Povero Cristo era stato selezionato per la Mostra di Venezia e poi meticolosamente fatto sparire, perché a qualcuno una pellicola incentrata sulla ricerca di Cristo, soprattutto da parte delle giovani generazioni, dava parecchio fastidio. E sì che il suo precedente poema Il Vangelo di Maria, con la sua straordinaria interpretazione della Rivelazione, aveva ottenuto elogi e giudizi positivi proprio dall'ambiente clericale e perfino dal Papa. Cosa verificatasi anche per il successivo Le profezie di Papa Giovanni, saggio controverso e decisamente più commerciale, che fu dapprima accolto con diffidenza e ostracismo e divenne poi un grosso successo editoriale (ben supportato dal riconoscimento - in un certo senso "ufficiale" - delle capacità profetiche del Beato Papa con un Angelus dell'allora Pontefice Paolo VI).
Anche la sua attività in ambito teatrale (che pur gli valse un premio Nuova Espressione per il Teatro) è stata piuttosto controversa e criticata, soprattutto per le sue commedie Il Papa in vacanza e Mandrake a Dallas, mentre l'unico suo dramma, L'abbraccio, è stato poi rappresentato e ben accolto anche al festival dei Due Mondi di Spoleto.
Ma è il sodalizio editoriale con le sorelle Giussani, e di rimando con l'editore Gino Sansoni, quello che permetterà a Pier Carpi di pubblicare il meglio della sua produzione fumettistica originale; traguardo che viene raggiunto mediante una sorta di escalation artistico-creativa nella quale creazioni come Zakimort, la "Diabolik in gonnella", e il "lungocrinito" Teddy Bob, rappresentano il suo primo vero successo autoriale.
Zakimort fu pubblicata per 91 numeri a partire dall'agosto del 1965 (cui seguirono le 24 storie de "Le straordinarie avventure di Zakimort - Occhio segreto"). E' un eroina del "nero per adulti" creata proprio da Pier carpi e sviluppata graficamente da Giorgio Montorio.
Di Teddy Bob possiamo dire che raggiunse addirittura i 154 numeri (di cui gli ultimi 15 in un nuovo formato e con caratteristiche più sexy), fu anch'esso elaborato graficamente da Giorgio Montorio (che si era ispirato alla fisionomia di Prince Valiant) e disegnato, in seguito, anche da Pietro Gamba, con Gino Marchesi e Luigi Dauro. Le avventure beat di Teddy Bob e della sua gang non sono certo il capolavoro di Pier Carpi, perchè la loro serialità e una certa ripetitività commerciale ne limitano fortemente l'iniziale carica innovativa (appesantita oltretutto da una gergalità poco credibile e difficilmente attribuibile al vero movimento beat) , ma qua e là balzano all'occhio soluzioni di indubbia originalità, arricchite da quel pizzico di trasgressività che probabilmente era insita nel concept originario.
E' però con la rivista Horror, fondata nel 1970 con Alfredo Castelli e pubblicata dal sempre coraggioso ed illuminato editore Gino Sansoni, che le capacità editoriali e fumettistiche di Carpi giungono alla loro naturale sublimazione, permettendogli di dare libero sfogo alle sue inclinazioni creative, sempre intrise di una certa vena macabro-esoterica e di quella malcelata insofferenza per la convenzionalità piccolo-borghese di quegli anni. Nel numero 14 di Horror un sedicente lettore bolognese gli chiese pubblicamente se fosse fascista, poichè sulla rivista aveva dedicato ampio spazio al filosofo Julius Evola - considerato ad un'analisi superficiale come un pensatore di destra - ma Pier Carpi ribattè che per lui Evola era il più grande filosofo vivente e, se il lettore lo considerava fascista, che facesse pure propaganda al fascismo!
Al di là del suo evidente interesse per l'esoterismo e per la magia (che furono probabilmente i motivi principali per cui divenne massone), Pier Carpi era davvero così, troppo schietto e poco accomodante, e non si tirò indietro neppure quando, negli anni Ottanta, si trattò di difendersi dalla pesante accusa di essere un piduista ed un appartenente alla loggia massonica del Grand'Oriente d'Italia, con a capo il famigerato Licio Gelli (che comunque conosceva bene). Alla fine dell'inchiesta il suo coinvolgimento fu disconosciuto e le indagini archiviate perchè ritenute inconsistenti.
Del periodo d'oro della rivista Horror, non possiamo non sottolineare, oltre ai notevoli risultati ottenuti con alcuni dei suoi racconti e dei suoi liberi a fumetti, anche e soprattutto l'indimenticabile strip sulla strega Beatrice. Andatevi a cercare - e rileggetevi - le storielline della bella Beatrice, strega sfortunata in perenne autodafè, estatica e ieratica più dei santi o dei monsignori che affollano il teatrino metafisico della sua esecuzione e che se ne sta lì, con la sua casta nudità, ad osservare gli affanni e le facezie di diavoli ed inquisitori, e sarete d'accordo con me nel considerarla una strip unica nel suo genere... Un umorismo sottile e cinico dunque, con una naturale reticenza all'ostentazione che veniva magistralmente sublimato dal segno morbido e voluttuoso del grande Marco Rostagno, artista dotato di un indiscutibile talento grafico e tale da sembrarci ancora adesso moderno e gotico al contempo, elegante ed essenziale ma mai dimesso, e che la inarrivabile rivista di Carpi e Castelli sapeva bene come mettere in risalto.
Il sodalizio con Alfredo Castelli però non si esaurisce con la sospensione (davvero immeritata) della pubblicazione di Horror. Continuerà, infatti, dopo quasi un ventennio di assenza dal mondo dei fumetti, con la sua collaborazione alla più fortunata delle creature di Castelli, Martin Mystere, per il quale Pier Carpi sceneggia nel 1990 due episodi, L'eredità dei Teutoni e Il volto di Orfeo (numeri 160 e 161), e, sempre per la Bonelli editore, scrive anche diversi albi di Zona X. Tutto ciò, probabilmente, tra un intervallo e l'altro nella stesura dei numerosi successi letterari, dei quali val la pena ricordare tra i saggi Storia della Magia, I mercanti dell'occulto, Le società segrete e Il diavolo, e tra i romanzi Il romanzo di Diabolik, Sopra la nebbia, Cagliostro e Un'ombra nell'ombra.
Ricordiamo che di questi ultimi due titoli, Pier Carpi realizzò anche una versione cinematografica.
Cagliostro (una buona pellicola esoterico-avventurosa) fu diretto da Daniele Pettinari nel 1970 ed interpretato dall'allora famoso "Ulisse televisivo" Bekim Fehmiu e da Evelyne Stewart. Per Un'ombra nell'ombra(1979) la regia fu fatta dello stesso Carpi. Di questo film va detto che, nonostante la dignitosità dell'opera, nobilitata tra l'altro da un cast di livello decisamente elevato (Valentina Cortese, Irene Papas, Curd Jurgens, Lara Wendell, Marisa Mell e John Philip Law fra gli altri), il film ebbe tali e tanti contrattempi e problemi nella realizzazione e nella produzione che, alla fine, ne venne fuori qualcosa di decisamente diverso da quello che l'autore aveva in mente, con in più il grosso handicap di una distribuzione limitata e approssimativa.
Che si trattasse di una storia scomoda e, in un certo qual modo, poco politically correct non v'è dubbio, dato che vi si narrava delle peripezie di una giovane - nata dal connubio tra il demonio e una sacerdotessa satanista durante una messa nera - che era intenzionata ad attentare nientemeno che alla vita del Pontefice, ma che ciò meritasse un tale ostracismo o, ancor peggio, un vero e proprio obnubilamento, è rivelatore di una certa prevenzione nei confronti dell'ultima fase della parabola artistica di Pier Carpi.
C'è stato dunque un periodo in cui queste sue indiscutibili potenzialità artistiche gli sono state riconosciute e gli hanno fruttato premi e segnalazioni di grande prestigio come il Premio Bancarella, il Premio internazionale di giornalismo, il Premio Linus, il Gran Guinigi a Lucca e, in ambito cinematografico, la selezione a Cannes e a Venezia, ma si resta perplessi per la scarsa considerazione che al presente gli viene riservata.
Nessun commento:
Posta un commento