"l' Arte è l'anfetamina del vivere
quotidiano" G. Saccomano





lunedì 13 giugno 2016

cinema
recensione


THE NICE GUYS,
 il buddy-movie a suon di alcool e sganassoni
di Gianpaolo Saccomano (*)


The Nice Guys, 2016.  USA, 116 min. Genere: poliziesco/commedia

Regia di Shane Black Starring: Russell Crowe, Ryan Gosling, Angourie Rice, Matt Bomer, Margaret Qualley, Yaya DaCosta, Keith David, Beau Knapp, Lois Smith, Murielle Telio, Jack Kilmer, and Kim Basinger


Quando si parla di “Buddy movie”, vengono in mente coppie celebri tipo Lemmon e Matthau, Nolte e Murphy, Gibson e Glover. Shane Black, il regista di “The Nice Guys” è, di fatto, l’inventore della Buddy-Cop Comedy dei giorni nostri, vale a dire il poliziesco-action brillante con una strana coppia di protagonisti (suoi sono gli script di Arma Letale e L’Ultimo Boyscout e la regia di Iron man 3) e stavolta gioca la carta dell’ambientazione fine anni Settanta per rinnovarne i fasti. Lo scenario di una Los Angeles alternativa e soffocata dallo smog è molto suggestivo e le atmosfere seventies sono curate ed azzeccate (detto da chi, come me, il periodo l’ha vissuto) anche se un pizzico di sobrietà in più negli arredamenti sarebbe apparso più realistico. Anche l’idea di far ruotare la vicenda pseudo-poliziesca attorno al mondo del porno hollywoodiano, non certo originale, funziona sempre. Il valore aggiunto del film è, naturalmente, dovuto alla coppia dei protagonisti: Crowe che, nonostante la brutalità e la ruvidezza, si porta in giro quei suoi venti chili in più con studiata simpatia e disinvoltura e Gosling che, per chi avesse avuto dei dubbi, si rivela attore di ottima caratura e si scrolla da quella patina da fighetto snob che un po’ gli si era appiccicata addosso con le ultime pellicole.
 
 
 Il binomio “picchiatore tutto d’un pezzo” che mena “di brutto” e “investigatore privato scalcinato” combina-guai ed in costante stato di simpatica ebbrezza, insomma, funziona alla grande ed è la vera ragion d’essere di questo action-movie dalla improbabile sceneggiatura e dai personaggi stereotipati e prevedibili. Una coppia di detective privati, male assortiti, si trova ad investigare sullo strano suicidio di una famosa pornostar. A far da filo conduttore alla complessa vicenda ci sono poi la fuga di Amelia, ragazza socialmente impegnata contro l’establishment e un fantomatico porno-film che denuncia lo strapotere senza scrupoli dell’industria automobilistica americana e che fa strage di tutti coloro che hanno avuto a che farci. Altro non serve per rendersi conto che la trama è un pretesto per assistere a gag ben riuscite (quella di Nixon che appare in punto di morte è memorabile!) e a scene action di ottimo livello. Insomma, un paio d’ore di divertimento ed entusiasmo assicurato, dove il testosterone e l’amicizia maschile la fanno da padroni. Il film regge bene anche grazie alle trovate un po’ “tarantiniane”, talvolta del tutto inaspettate, nonostante i due protagonisti ogni tanto eccedano con lo strizzare l’occhio allo spettatore (con qualche volgarità in eccesso).
 
Ad appesantirlo ci sono soltanto la presenza un po’ ingombrante e troppo da “grillo parlante” della solita giovane “figlioletta di turno che deve occuparsi del padre immaturo ed in perenne crisi esistenziale” e la contorta ricerca della fantomatica (ed insopportabile) Amelia in luoghi e situazioni del tutto improbabili. Il cameo (perché altro non è…) di Kim Basinger in versione dark lady (che forse vorrebbe riportarci ai fasti di L.A. Confidential) francamente lo si poteva risparmiare e le bizzarrie ed eccentricità del mondo para-hollywoodiano del porno anni settanta rifanno il verso smaccatamente ai più riusciti party di Austin Powers e di Peter Sellers.

Agli imbonitori televisivi nostrani da servizio di chiusura del telegiornale e a certa stampa superficiale e “gossipara” che ci hanno sbandierato la coppia Crowe/Gosling come i nuovi  Bud Spencer/Terence Hill del cinema mondiale, consiglio di vedere il film con più attenzione cinematografica e meno occhio al marketing ruffiano: la pellicola di Black è molto “american way” e con i cazzotti  e i meccanismi comici del duo nostrano c’entra come i cavoli a merenda…
Last but not least: colonna sonora da urlo con, tra gli altri, The Temptation, Earth Wind e Fire e America, (scusate se è poco!).

 (*) Gianpaolo Saccomano è critico cinematografico e musicale per la rivista PLAYERS Magazine

 

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